sabato 9 aprile 2011

Gnome 3 a pelle




A distanza di 3 anni dal chiacchierato rilascio di KDE 4, anche l'altro grande desktop libero si rinnova.
Dopo mesi e mesi di sviluppo intenso, polemiche e rinvii, Gnome 3 debutta con il vestito nuovo, la Shell, un modello di desktop minimale, quasi discreto, spiazzante, decisamente incompleto, eppure affascinante.
Laddove il cuore di KDE 4 è Plasma, la cui estrema duttilità e ricchezza di personalizzazione si adatta, potenzialmente, ad ogni tipo di contesto, dal PC al netbook, fino ai dispositivi mobili, Gnome Shell pone al centro dell'esperienza utente le applicazioni, riservandosi lo, stretto, spazio necessario per garantire le sole informazioni essenziali e niente altro.
Subito dopo il login, dopo un breve spaesamento, non è difficile orientarsi.
Quello che impressiona maggiormente è la buona intuitività con cui ci si destreggia, fin dai primi minuti, su uno spazio di lavoro molto più complesso e strutturato di quanto non appaia agli occhi dell'utente, a dimostrazione dell'ottimo lavoro di design svolto che lascia ben sperare negli sviluppi delle release che verranno.

Le poche indicazioni sulla scrivania non lasciano dubbi su quello che possiamo fare e come dobbiamo muoverci, con una combinazione di mouse e tastiera piuttosto familiare a chi è abituato alle tante scorciatoie possibili in Mac OS X.
E l'esperienza d'uso della Shell, in fondo, poggia proprio su pochi, semplici, pilastri presi di peso dall'OS di Cupertino e shakerati in modo piuttosto estremo e originale.
C'è l'effetto Exposè, che sostituisce la canonica barra coi processi attivi e ci regala una visione d'insieme delle applicazioni aperte, oppure la classica scorciatoia CTRL+TAB che permette di switchare rapidamente da una all'altra.
A sinistra c'è una specie di dock laterale dove mantenere i software che usiamo più frequentemente, mentre sulla destra troviamo le attività, che si moltiplicheranno automaticamente (o, viceversa, si chiuderanno) ogni volta che trascineremo una finestra nello spazio che ci fa comodo.


Questi strumenti, è bene sottolinerlo, non saranno mai visibili durante il nostro lavoro, ma ci assisteranno soltanto quando l'utente entrerà nella modalità panoramica offerta da Exposè.
Ogni azione sarà sottolineata da gradevoli e sobrie animazioni che non ci dispiacciono affatto, gentilmente offerte dal rinnovato window manager: Mutter.
Il menù, propriamente inteso, lascia il posto ad un motore di ricerca che filtra i risultati locali, files e programmi o, se vogliamo, attinge direttamente alla rete in maniera del tutto integrata con la Shell.
Sono spariti i pulsanti per minimizzare/massimizzare le finestre attive, un espediente che costringe a lavorare preferibilmente a schermo intero, secondo un paradigma dettato dagli smartphone Android e iOS.
E proprio questa ricerca minimalista - potenzialmente - ne amplia la portabilità su qualsiasi dispositivo, mentre le sensibilità degli sviluppatori potrebbe, ben presto, esprimersi e marcare le differenze con applicazioni dedicate per ogni contesto: dagli spazi desktop, ai display più modesti di smartphone e tablet.
L'unica perplessità riguarda, piuttosto, l'attuale dipendenza di Gnome 3 da mouse e tastiere fisiche che difficilmente possiamo aspettarci di trovare sui dispositivi mobili di ultima generazione e che dovrà essere affrontata con lo studio di gestures peculiari per governare attività e finestre in modo altrettanto immediato e naturale.


Il Centro di Controllo è stato completamente ridisegnato, e assomiglia moltissimo alle Preferenze di Sistema di Snow Leopard, ed anche Nautilus, il file manager, ha subìto un restyling, non felicissimo a dire la verità, come non è del tutto convincente l'aspetto generale, piuttosto moscio e con icone di default, verdine, abbastanza brutte a vedersi: effettivamente, le note più stonate di questo primo rilascio.

A questo indirizzo potete toccare con mano le novità di Gnome 3.

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