progetti




genesi

L'idea per questa storia nasce lo scorso anno.
Se qualcuno ha perso 5 minuti per leggere il mio profilo avrà sicuramente capito che sono un appassionato di storie.
Ne parlai ad un amico, che in quel periodo giocava con una bella videocamera AVCHD.
Appassionato di cinema, si era procurato un grandangolo e, per diletto, aveva costruito una steadycam, prima ed uno Jimmy Jib con materiali riciclati.
Mi fece vedere alcuni esperimenti e rimasi impressionato, la qualità e stabilità delle riprese era elevatissima e con quelle poche attrezzature si poteva davvero tentare di realizzare qualcosa di carino.
Mi misi a scrivere dunque, cercando di trovare una buona idea ed una formula convincente.

introduzione a radio fallout

Trovai la quadra con Radio Fallout.
E' la storia di un uomo, Ellis Benton, che dopo un conflitto nucleare ha perso i suoi affetti e vive segregato in un bunker a 15 metri di profondità.
La radioattività nell'ambiente non gli consente di uscire ed egli tenta in ogni modo di riallacciare i contatti col mondo esterno.
Accomoda una vecchia radio e comincia a trasmettere nella speranza che qualcuno risponda alle sue parole.
Nella storia sono confluite, inevitabilmente, suggestioni letterarie suggerite dalle opere di Philip K.Dick, il sapore epico di Io sono Leggenda, il libro di Richard Matheson, e citazioni da Cast Away di Bob Zemeckis, uno dei miei registi preferiti.

formula

L'idea è quella di creare una serialità, con brevi episodi di circa 3 minuti, in cui condensare gli sforzi, le disavventure, l'angoscia, ma anche i sogni di un uomo in gabbia.
Il primo dei quattro previsti è quasi in dirittura d'arrivo e abbiamo deciso di consegnare alla rete questo Teaser Trailer, che introduce agli eventi e offre brevi flash del lavoro che abbiamo fatto e che continuiamo a fare. Con tanta passione.
Buona Visione





Appunti di viaggio

Questa ventola d'aerazione doveva esserci fin dal principio.
Sono cambiate un sacco di cose in corso d'opera, alcune le abbiamo tagliate perchè ci siamo resi conto che non funzionavano, altre le abbiamo aggiunte quando quello che avevamo previsto non era del tutto convincente.
Il tunnel, invece, non c'era e lo abbiamo introdotto in un secondo momento.
L'idea iniziale era quella di non mostrare mai il mondo esterno, l'avevamo scartata a priori perchè sarebbe stato molto difficile realizzare un paesaggio postatomico credibile.
Nel trattamento originale, avevamo immaginato di aprire il cortometraggio con una classica esplosione nucleare che saturava lo schermo fino ad un bianco accecante, uno stacco improvviso e, quindi, il bunker:

"Apertura:
Una esplosione nucleare invade l'inquadratura saturando l'immagine fino ad un bianco abbagliante.

Nero e silenzio

Dissolvenza dal nero:
la macchina da presa inquadra delle scatole di viveri, pomodori pelati, fagioli, scatolette di tonno.
Lo spazio è angusto, di cemento, senza finestre, con una grossa ventola rumorosa al capo di un letto disfatto, indumenti ammucchiati su una sedia di fianco.
Una porta chiusa. E' il bagno.
La luce é fioca sul soffitto e dondola lentamente
Una voce fuoricampo sembra discutere con qualcuno:[...]"



Il fotogramma in alto testimonia che cambiammo idea.
Isolammo pochi secondi da una scena di The Island, il film di Michael Bay con Ewan McGregor e Scarlett Johansson, che ci sembrava facesse al caso nostro, e ci costruimmo sopra il complesso di insegne per coprire la fuga dei due protagonisti sullo sfondo.
Il risultato finale non è originalissimo, ma ha il pregio di sintetizzare efficacemente l'idea di desolazione che volevamo rappresentare.


effetti speciali (e collaterali)

Quando cercavo di visualizzare quello che avevo in mente, mi sembrava tutto piuttosto semplice.
L'idea più ambiziosa era quella di aggiungere quel grosso ventolone in post-produzione per introdurre un particolare che caratterizzasse quelle pareti di cemento.
In effetti, era l'unica cosa che avevamo pianificato con dei riferimenti, convinti che tutto il resto sarebbe andato bene lo stesso.
Il bello (o brutto, dipende da come lo si guarda) di certi lavori è che, durante il montaggio, rivedi il girato talmente tante volte che, scemato l'entusiasmo iniziale, inizi a prenderne le distanze e ad accorgerti dei difetti.

Così, dalle due scene che volevamo ritoccare, siamo passati ad undici.
Praticamente non c'è più un fotogramma che non abbia un effetto, per quanto piccolo: all'aeratore si è aggiunta la porta del bunker, un soffitto nuovo di zecca e anche muri con tanto di bombole per l'ossigeno disposte in batteria.
E poi tubature, tante e aggrovigliate.
Col risultato che, a furia di ritagliare maschere e sovrapporre livelli, ormai, vediamo curve di bezier ovunque.

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