C'è una intervista a Bjarne Stroustrup, su ioProgrammo di questo mese, in cui il papà del C++ (e prossimo al rilascio delle specifiche di C++0x) dichiara in maniera sibillina che il mercato dei dispositivi embedded, che per molti rappresenta il passato dell'informatica, potrebbe tornare in auge nei prossimi mesi/anni.
Una considerazione che non sembra del tutto azzardata se teniamo presente il numero esorbitante di prodotti, soprattutto mobili, che stanno invadendo il mercato dopo il successo di iPhone.
La potenza di calcolo offerta da questa generazione di apparecchi è, sempre più spesso, adeguata alla fruizione dei contenuti disponibili online, la moda (e l'affare) delle applicazioni dedicate, ha prodotto una mole incredibile di software che concedono l'accesso alla propria casella di posta piuttosto che al proprio account sul social network di turno, che permettono di produrre contenuti, in maniera semplice e diretta, dribblando, in molti casi, i limiti imposti da notebook, netbook e computer desktop, indubbiamente più versatili ma anche più scomodi da usare in movimento.
Il cavallo di troia di questa invasione, che rischia di ridimensionare fortemente la centralità dei computer tradizionali, perlomeno nella fruizione dei contenuti, si chiama multitouch.
E' indubbio, infatti che l'interazione diretta, fisica, col dispositivo, abbatta in un colpo solo vecchi paradigmi e ne imponga di nuovi nel nostro rapporto con la tecnologia.
Il futuro, dopo la scorpacciata dei compatibili e dei desktop fai da te, che non garantiscono più adeguati margini di guadagno, né controllo, per le aziende del settore, sembra inseguire la stella polare dei dispositivi embedded, quelli in cui hardware e software vanno a braccetto e identificano il prodotto nel suo complesso.
Integrato é meglio
Ne sono un esempio i prodotti di grande successo di Cupertino, ma anche gli sforzi di colossi come nVidia, che con Tegra punta ad offrire una piattaforma integrata per la progettazione e lo sviluppo di nuovi dispositivi, in diretta concorrenza con le soluzioni System on Chip di Intel, che studiate per i netbook, iniziano a far capolino anche nella nuova famiglia di Core i3/5/7, le prime CPU che offrono anche il calcolo integrato GPGPU e a quelle di AMD anch'essa prossima al lancio sul mercato di SoC che sfruttino la sinergia con Ati.Del resto, nemmeno un colosso del software come Microsoft, le cui fortune affondano proprio nello sfruttamento del mercato aperto dai compatibili, si permette di restare a guardare se é ormai certo che arriverà sul mercato con uno smartphone tutto suo e (probabilmente) un tablet, assai ambizioso, il Courier.
Non perdiamoci di vista
Embedded per le aziende significa innanzitutto maggiore controllo sui propri prodotti.Laddove, oggi, non è più possibile seguire il destino di un personal o di un portatile è assai più difficile modificare la natura di uno smartphone o di un tablet, anche perché l'impiego assai specifico che se ne può fare, telefonare per esempio, scoraggia, in parte, le modifiche che possano comprometterne il funzionamento.
Il fallimento di OpenMoko, del resto, insegna che una prerogativa imprescindibile di questi prodotti deve essere, in primis, l'affidabilità, un concetto che va difficilmente a braccetto con la volontà di sperimentare di hacker e smanettoni assortiti.
Chi non usa mezzi termini e punta dritto al cuore dell'affare é Google.
Il gigante della ricerca e dell'advertising sul web, ha recentemente dichiarato che, se una nuova battaglia tecnico/informatica dovesse scatenarsi, si combatterà nell'arena dei dispositivi mobili e a MountainView si sono attrezzati per tempo puntando su Android (aperto ma non troppo) e (forse) ChromeOS (aperto ma non troppo) che, pensato per i netbook, potrebbe corteggiare assai di più i costruttori dei tablet se questi dovessero riscuotere un successo tale da oscurare l'ascesa dei portatilini.
Serve un arbitro
Uno scenario del genere, offre alcuni spunti su cui ragionare.L'indebolimento dei Desktop, in particolare il calo di attenzione dei Big verso questo mercato, potrebbe, in effetti, favorire una crescita nella penetrazione di qualche distribuzione GNU/Linux, il rischio, semmai, è quello di arrivare a tempo scaduto, quando il prodotto non interessa più a nessuno.
Il software libero, in particolare, quello che si è fatto il mazzo in tutti questi anni per realizzare una alternativa, potrebbe ritrovarsi con le briciole e dover ricominciare tutto daccapo per tentare la scalata di nuove piattaforme, col rischio di arrivare sempre in ritardo, quando anche questo limone è stato spremuto per bene.
Se Linux é, ormai, uno strumento per fare business consolidato e apprezzato in molti ambiti, lo stesso discorso non vale per software importanti come Gnome o KDE (con tutto l'ecosistema di applicazioni che gli ruotano attorno) che non hanno molto seguito, né senso, fuori dal contesto delle distribuzioni.
Un clima captato anche nella comunità del drago, che sta reagendo ai cambiamenti tentando di portare Plasma su una gamma estremamente varia di dispositivi e sistemi (anche grazie al coinvolgimento di alcuni colossi del settore che ne finanziano lo sviluppo), in primis per ribadirne la duttilità, ed in secundis, per renderlo uno strumento (aperto) che non corteggi solo la voglia di sfida degli hacker, ma possa costituire per le aziende una opportunità per stare sul mercato.
La sopravvivenza del software libero, la sua visibilità soprattutto, potrebbe passare, nei prossimi anni, dalla capacità di fare prodotto e non essere percepito soltanto come alternativa di qualcos'altro.
Le soluzioni a sorgente aperto potrebbero diventare l'arbitro di un mercato già funestato dalle carte bollate e i tribunali per questioni di brevetti e prevenire la (probabile) bolgia di protocolli e tecnologie simili, incapaci di comunicare fra di loro, salvo diversi interessi o accordi fra i soliti noti.
Google, in questo senso, diventerebbe un alleato di peso, visti i suoi interessi, con Android e ChromeOS, a mantenere aperti protocolli e tecnologia per garantire al più ampio bacino d'utenza possibile la fruizione dei suoi servizi.
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