Installare Kubuntu Lucid Lynx é una passeggiata, giusto il tempo di bruciare il CD e infilarlo nel lettore, il resto viene da sé in pochi, semplici, chiarissimi passi.
Se installiamo la distribuzione su una macchina vergine l'unico input di cui abbiamo bisogno è stabilire il nome dell'utente ed una password, per il resto, possiamo berci un thè caldo e buttare un occhio all'installer che ci presenta le qualità del sistema operativo, diversamente, dovremo decidere quanto spazio assegnare servendoci dell'utility per il partizionamento personalizzato, comunque, molto intuitiva.
La velocità o almeno la percezione di un sistema particolarmente reattivo é sicuramente un buon biglietto da visita.
La scrivania che ci accoglie é scarna, con la vista delle cartelle completamente vuota e nessuna particolare informazione che possa suggerire ad un, ipotetico, nuovo utente che il suo desktop é chiuso in quella finestrella semitrasparente.
La rete é attiva, il bluetooth, se ce lo avete, bluetoottha.
Il sistema ci avverte, solerte, che la nostra scheda video può godere dei driver accelerati e proprietari e ci consiglia di installarli, poi ci suggerisce anche codec e plugin di terze parti che non sono stati inclusi per motivi di licenze.
Sbirciando nel menù delle applicazioni, sembra tutto molto pulito, essenziale, ordinato e localizzato correttamente in italiano, eccezion fatta per il Programmino di Stampa nel vassoio di sistema e il Network Manager che resta tale anche nella lingua del belpaese , ed è pure ubiquo, visto che la voce si ripete nel menù Accessori ed in quello Sistema.
C'è pure un comodo installer per Firefox, qualora Konqueror non facesse al caso nostro, come browser predefinito.
Navigando nelle Impostazioni di sistema prendiamo confidenza con le possibilità di configurazione e personalizzazione offerte.
Il solito beninformato ci avverte che possiamo scaricare nuovi screensaver per rimpinguare quelli presenti ridotti davvero al minimo sindacale.
Giocherellando con gli Effetti del Desktop ci ritroviamo le finestre tremolanti, il cubo, trasparenze, transizioni, utile e dilettevole, quel tanto che basta per atteggiarci con gli amici.
Sarebbe da partizionare, in realtà, quindi è più che corretto che il desktop non lo consideri, ma sfogliando il menù delle applicazioni ci accorgiamo che manca proprio uno strumento per gestire le partizioni.
Poco male, guidati dall'istinto, proviamo a lanciare il gestore dei pacchetti, per scoprire che ce ne stanno davvero parecchi e districarsi fra le sole librerie e i programmi veri e propri non è affar semplice.
E' tutto molto grigio, eccessivamente verboso ed in inglese, per giunta.
Non c'è modo di capire ad una occhiata sommaria, quale sia l'applicazione e quali le sue dipedenze, così, per trovare quello che cerchiamo ci affidamo ai consigli di KDE-Apps e scegliamo KDE Partion Manager che, fortunatamente, ritroviamo nei repository.
Anche il nostro Western Digital avrà la sua brava formattazione ed, infatti, un minuto dopo, o giù di lì, la nostra fiammante partizione per il backup fa capolino in Dolphin.
Dalle Impostazioni di sistema, nella sezione Avanzate, possiamo stabilire il criterio di montaggio del dischi ed evitare di introdurre sempre una noiosissima password solo per fare un backup.
Il problema semmai è trovare uno strumento che ce lo faccia fare.
Il solito menù, che sembrava pulito e ordinato, si rivela sempre più essenziale e avaro di utility.
Accantonata l'idea di filtrare i risultati in KpackageKit, torniamo su KDE-Apps, dove un ottimo 94% ci convince che LuckyBackup fa al caso nostro.
L'interfaccia lascia a desiderare, ma fa il suo sporco lavoro.
Pure il DHCP, lì nel vassoio di sistema, non ci piace e decidiamo di configurare un IP statico.
L'applet del network manager è piuttosto semplice, benché in inglese e riusciamo subito ad ottenere quello che vogliamo.
Peccato che, al successivo riavvio, non si trovi il modo per impostarla come default, con l'applet che, ostinatamente, ci ripropone la connessione in automatico e il portafogli di KDE continui a chiederci la password per attivare quella personalizzata nonostante avessimo specificato che l'accesso era sempre consentito.
Gli obiettivi fissati da Timelord, sembrano ancora molto lontani: la localizzazione é convincente, la stabilità mi è parsa buona, anche se, in un paio di occasioni, la shell di plasma è andata in crash senza un motivo apparente, lo sforzo per integrare gli strumenti propri di KDE per evitare brutti collage di applicazioni c'è stato, anche se poi si è preferito usare il più collaudato e blasonato Open Office al posto del maggiormente integrato Koffice.
Come ho già avuto modo di scrivere, mancano strumenti di amministrazione essenziali, cui aggiungerei anche l'assenza di un firewall e di un editor audio/video non lineare.
Se anche Kdenlive dovesse rivelarsi fin troppo sofisticato, andrebbe perlomeno segnalato nel Gestore delle Applicazioni assieme ad altre applicazioni consigliate, cosa che non avviene, anzi, il software maggiormente di qualità rischia di annegare nel mare magno di sigle e pacchetti che é KPackageKit.
In effetti, il difetto più grosso di Kubuntu è la scarsissima personalità, non solo dell'aspetto, ma soprattutto del sistema nel suo complesso.
Kubuntu parla a chi la conosce già e sa come servirsene ed oltretutto non lo fa nel migliore dei modi, mortificando anche KDE che, in versione 4.4.2, avrebbe diverse buone carte da giocare.
Se installiamo la distribuzione su una macchina vergine l'unico input di cui abbiamo bisogno è stabilire il nome dell'utente ed una password, per il resto, possiamo berci un thè caldo e buttare un occhio all'installer che ci presenta le qualità del sistema operativo, diversamente, dovremo decidere quanto spazio assegnare servendoci dell'utility per il partizionamento personalizzato, comunque, molto intuitiva.
Testbed |
Pregi | Difetti |
Primo avvio: prendiamo confidenza col sistema
Al riavvio, dopo una 20ina di minuti in cui il sistema ha pensato bene di scaricarsi anche gli aggiornamenti, il tempo che ci separa dal primo login è davvero minimo e abbondantemente al di sotto del mezzo minuto.La velocità o almeno la percezione di un sistema particolarmente reattivo é sicuramente un buon biglietto da visita.
La scrivania che ci accoglie é scarna, con la vista delle cartelle completamente vuota e nessuna particolare informazione che possa suggerire ad un, ipotetico, nuovo utente che il suo desktop é chiuso in quella finestrella semitrasparente.
La rete é attiva, il bluetooth, se ce lo avete, bluetoottha.
Il sistema ci avverte, solerte, che la nostra scheda video può godere dei driver accelerati e proprietari e ci consiglia di installarli, poi ci suggerisce anche codec e plugin di terze parti che non sono stati inclusi per motivi di licenze.
Sbirciando nel menù delle applicazioni, sembra tutto molto pulito, essenziale, ordinato e localizzato correttamente in italiano, eccezion fatta per il Programmino di Stampa nel vassoio di sistema e il Network Manager che resta tale anche nella lingua del belpaese , ed è pure ubiquo, visto che la voce si ripete nel menù Accessori ed in quello Sistema.
C'è pure un comodo installer per Firefox, qualora Konqueror non facesse al caso nostro, come browser predefinito.
Navigando nelle Impostazioni di sistema prendiamo confidenza con le possibilità di configurazione e personalizzazione offerte.
Il solito beninformato ci avverte che possiamo scaricare nuovi screensaver per rimpinguare quelli presenti ridotti davvero al minimo sindacale.
Giocherellando con gli Effetti del Desktop ci ritroviamo le finestre tremolanti, il cubo, trasparenze, transizioni, utile e dilettevole, quel tanto che basta per atteggiarci con gli amici.
Ad un'occhiata più attenta
Nel filemanager ci rendiamo conto che manca all'appello la funzione Timeline e un disco da 320 GB.Sarebbe da partizionare, in realtà, quindi è più che corretto che il desktop non lo consideri, ma sfogliando il menù delle applicazioni ci accorgiamo che manca proprio uno strumento per gestire le partizioni.
Poco male, guidati dall'istinto, proviamo a lanciare il gestore dei pacchetti, per scoprire che ce ne stanno davvero parecchi e districarsi fra le sole librerie e i programmi veri e propri non è affar semplice.
E' tutto molto grigio, eccessivamente verboso ed in inglese, per giunta.
Non c'è modo di capire ad una occhiata sommaria, quale sia l'applicazione e quali le sue dipedenze, così, per trovare quello che cerchiamo ci affidamo ai consigli di KDE-Apps e scegliamo KDE Partion Manager che, fortunatamente, ritroviamo nei repository.
Anche il nostro Western Digital avrà la sua brava formattazione ed, infatti, un minuto dopo, o giù di lì, la nostra fiammante partizione per il backup fa capolino in Dolphin.
Dalle Impostazioni di sistema, nella sezione Avanzate, possiamo stabilire il criterio di montaggio del dischi ed evitare di introdurre sempre una noiosissima password solo per fare un backup.
Il problema semmai è trovare uno strumento che ce lo faccia fare.
Il solito menù, che sembrava pulito e ordinato, si rivela sempre più essenziale e avaro di utility.
Accantonata l'idea di filtrare i risultati in KpackageKit, torniamo su KDE-Apps, dove un ottimo 94% ci convince che LuckyBackup fa al caso nostro.
L'interfaccia lascia a desiderare, ma fa il suo sporco lavoro.
Pure il DHCP, lì nel vassoio di sistema, non ci piace e decidiamo di configurare un IP statico.
L'applet del network manager è piuttosto semplice, benché in inglese e riusciamo subito ad ottenere quello che vogliamo.
Peccato che, al successivo riavvio, non si trovi il modo per impostarla come default, con l'applet che, ostinatamente, ci ripropone la connessione in automatico e il portafogli di KDE continui a chiederci la password per attivare quella personalizzata nonostante avessimo specificato che l'accesso era sempre consentito.
Tiriamo le somme
E' difficile esprimere un giudizio equilibrato su Kubuntu 10.04.Gli obiettivi fissati da Timelord, sembrano ancora molto lontani: la localizzazione é convincente, la stabilità mi è parsa buona, anche se, in un paio di occasioni, la shell di plasma è andata in crash senza un motivo apparente, lo sforzo per integrare gli strumenti propri di KDE per evitare brutti collage di applicazioni c'è stato, anche se poi si è preferito usare il più collaudato e blasonato Open Office al posto del maggiormente integrato Koffice.
Come ho già avuto modo di scrivere, mancano strumenti di amministrazione essenziali, cui aggiungerei anche l'assenza di un firewall e di un editor audio/video non lineare.
Se anche Kdenlive dovesse rivelarsi fin troppo sofisticato, andrebbe perlomeno segnalato nel Gestore delle Applicazioni assieme ad altre applicazioni consigliate, cosa che non avviene, anzi, il software maggiormente di qualità rischia di annegare nel mare magno di sigle e pacchetti che é KPackageKit.
In effetti, il difetto più grosso di Kubuntu è la scarsissima personalità, non solo dell'aspetto, ma soprattutto del sistema nel suo complesso.
Kubuntu parla a chi la conosce già e sa come servirsene ed oltretutto non lo fa nel migliore dei modi, mortificando anche KDE che, in versione 4.4.2, avrebbe diverse buone carte da giocare.
Ma se è di una lentezza disarmante...
RispondiEliminaE' una cosa OSCENA!!!
Solo la procesura di inizializzazione è di una stopposità snervante!!!
vuoi kde su *untu?? Installa kdebase, in meno di 10 minuti hai kubuntu
Sul mio TestBed, che ho provveduto a specificare, Kubuntu si comporta decisamente bene.
RispondiEliminaQuesta non è una recensione tecnica, né un benchmark, ma semplicemente un resoconto di impressioni d'uso.
D'altronde un avvio più o meno rapido non prova nulla e non è indicativo delle performance globali.
Ad ogni modo, se ami i numeri, Kubuntu si avvia in 20,91 sec., che è un tempo molto buono.
Proverò anche Ubuntu per avere un confronto oggettivo.
Ciao
Hi nice reading your posst
RispondiElimina