domenica 22 agosto 2010

Il web è morto?



Prima o poi muoiono tutti.
E' morto Dio, Marx, il Comunismo, non ce l'hanno fatta Jim Morrison e nemmeno The King, muore persino l'ultimo immortale, doveva toccare pure al web.
E' quel che scrive Wired l'autorevole magazine on, e offline, d'oltreoceano che parla di tendenze e tecnologia.
E dopo averne dato notizia, parte alla ricerca dei colpevoli, in un doppio, interessante, post che ripercorre le tappe di internet, da rete anarchica e libera degli albori, inafferrabile e (apparentemente) ingovernabile, a recinto dei giorni nostri.
Anzi recinti.
Eh sì perchè, scrivono i due opinionisti, dopo la sbornia pionieristica fatta del piacere della scoperta e della navigazione solitaria, dove nessun internauta era giunto prima, i novelli Magellano, Cook, Colombo o James T. Kirk (Picard, se preferite) stanno rientrando in porto.
La rete cresce, scrive uno, e dall'adolescenza raggiunge l'età adulta, quella che non ha più tempo, nè voglia di sperimentare, però ha in tasca qualche soldo in più da spendere.
I media tradizionali dopo averne sbagliate tante, hanno trovato la formula per tirar su profitti, dice l'altro.
Ed entrambi percorrono le strade parallele che hanno trasformato il web in quello che sappiamo.
O forse no, perchè spesso, immersi nelle realtà che ci circondano, si sfumano i contorni.
La rete odierna è fatta di app, più comode ed efficienti rispetto al tradizionale browser; app per il quotidiano, per le email, per youtube, per facebook, app ovunque: piccoli recinti digitali che fanno una cosa alla volta e promettono di farla bene.

Gratuitamente o al prezzo popolarissimo di 79 centesimi.
Dollari, Euro, non fa così tanta differenza.
La rete che corteggia lo streaming di contenuti e vorrebbe abbattere la frontiera che ancora la separa dai cosiddetti media tradizionali, non più in concorrenza, ma a compendio.
La rete di Google e Verizon, a due velocità, per fare un piacere all'industria dell'intrattenimento, e quella di Apple, che punta al controllo dei contenuti e li lega indissolubilmente alle proprie macchine.
La rete che inizia a farsi pagare nell'entusiasmo (pare) dei suoi utenti, che fino a ieri l'altro conoscevano solo emule, ieri hanno scoperto bit torrent, e oggi non gridano manco più allo scandalo, tutti contenti di scaricare (e versare l'equo compenso; in fondo, eravamo pirati per quello, no?) una livella o una bussola digitale sul proprio smartphone o di usarlo come martello per appenderci un quadro al muro, dopo essersi impegnato (quasi) un rene per comprarlo.
La rete che ci pervade, tanto da non costituire nemmeno più la novità, ma la regola.
Anzi, le regole.
Come quelle del mondo reale. Altrettanto noiose.
E' morto Dio, Marx, il Comunismo, Jim Morrison, The King, l'ultimo immortale, il web e, devo ammettere, neanch'io mi sento più troppo bene.

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