Immagino non sia una grossa novità leggere che Chrome OS abbia fatto capolino alla comunità informatica il 19 di novembre.
Molti, probabilmente, avranno già avuto modo di provarlo su una bella macchina virtuale, come ho fatto anch'io, e tirare le prime somme.
Scremata l'attesa, in effetti, quello che ho potuto usare non sembra granché.
Il cuore è Linux, qualche altro pezzo viene da Ubuntu, che fattivamente, pare, contribuisca allo sviluppo del concorrente.
Velocissimo ad avviarsi, ma lento come un bradipo nell'uso pratico (parliamo di una macchina virtuale e quindi l'impressione va presa con beneficio di inventario), questa anteprima di sistema operativo è essenzialmente una interfaccia web basata su Chrome, il browser, che permette agli utenti di usufruire di servizi e applicazioni figlie del web 2.0, meglio se provenienti da Mountain View.
Velocissimo ad avviarsi, ma lento come un bradipo nell'uso pratico (parliamo di una macchina virtuale e quindi l'impressione va presa con beneficio di inventario), questa anteprima di sistema operativo è essenzialmente una interfaccia web basata su Chrome, il browser, che permette agli utenti di usufruire di servizi e applicazioni figlie del web 2.0, meglio se provenienti da Mountain View.
Questa non è una vera e propria novità, in effetti.
Lentamente e, pare, inesorabilmente sembra compiersi una visione di SUN di un decennio fa.
Furono tra i primi a parlare di software come servizio usufruibile da remoto.
Erano assai in anticipo sui tempi, ma chiedevano in cambio un affitto, per reggere il baraccone.
E l'idea non piacque a nessuno.
Oggi Google, che rastrella una fetta rilevante dell'advertising in rete, può invece permettersi di concedere i suoi servizi gratuitamente alla stragrande maggioranza degli utenti in cambio di qualche dato, più o meno sensibile, da girare ai suoi inserzionisti.
Furono tra i primi a parlare di software come servizio usufruibile da remoto.
Erano assai in anticipo sui tempi, ma chiedevano in cambio un affitto, per reggere il baraccone.
E l'idea non piacque a nessuno.
Oggi Google, che rastrella una fetta rilevante dell'advertising in rete, può invece permettersi di concedere i suoi servizi gratuitamente alla stragrande maggioranza degli utenti in cambio di qualche dato, più o meno sensibile, da girare ai suoi inserzionisti.
Chrome OS, in questo preciso momento è essenzialmente questo, un portale privilegiato per chi voglia farsi pubblicità, una grossa opportunità per fare business, una corsia preferenziale per sviluppare, o far decollare, tutta una serie servizi on demand di software e contenuti (protetti), smantellando anche l'ultimo filtro fra l'utente e il mercato, il desktop personale, che, infatti, semplicemente non esiste più.
Che un simile formato ottenga consenso e successo è ancora tutto da dimostrare, il lancio effettivo del sistema è previsto solo per la fine del 2010, ma la piattaforma d'elezione, i netbook, garantisce, comunque, un bacino d'utenza molto più giovane, dinamico, il popolo dei social networks e di youtube, probabilmente, assai meno ostile a lasciarsi conquistare.
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