Canonical fa da se.
O meglio, si affida al vecchio adagio del chi mi ama, mi segua, annunciando che Unity sarà la shell della sua distribuzione a partire da Ubuntu 11.04.
Shuttleworth e soci, quindi, deviano dai progetti di Gnome Shell per introdurre la propria idea di scrivania, dopo che, anche, iOS ha sparigliato le carte mescolandosi nella nuova release di Mac OS X, Lion, prevista per la prossima estate.
Inseguire le tendenze di Apple, di questi tempi, è un leit motiv comune a molte aziende che puntano a replicare i ricavi stellari di Cupertino, non ci stupisce, quindi, che anche Canonical, che ha un gran bisogno di far profitti, tenti di inseguire gli attuali trend di mercato puntando a ritagliarsi un proprio spazio.
Il problema, semmai, è dato dalle perplessità d'uso di Unity su dispositivi diversi da netbook o tablet.
Apple progetta i suoi prodotti affinchè hardware e software rappresentino un connubio inscidibile, Canonical può fare altrettanto? E con quali partner?
Il successo di Android è giustificabile, in parte, dalla possibilità che viene lasciata ai produttori di intervenire con proprie personalizzazioni, Unity lascerà altrettanto spazio per muoversi?
E perchè questi ultimi dovrebbero preferire la distribuzione Canonical ad Android (o Chrome OS adesso che sembra in dirittura d'arrivo), che vanta un ecosistema consolidato, su quegli stessi dispositivi?
Avremmo voluto provarla, Unity, su una macchina virtuale ma l'ambiente, almeno nella sua release attuale, si rifiuta di partire coi driver di VirtualBox e quindi le impressioni si basano sulla release precedente e su qualche video generosamente fatto circolare da Canonical per il web.
La sensazione è quella di trovarsi su un binario, intuitivo quanto si vuole, ma poco flessibile a lasciarsi manipolare o stravolgere dall'utente.
Non è Plasma, per intenderci, pronto ad adattarsi ai contesti più diversi con pochi accorgimenti.
Le funzionalità effettive sono limitate: potrebbero andare bene su aggeggi dalle dimensioni contenute, in cui le esigenze di fruizione sono maggiori di quelle strettamente legate alla produttività, rendendo spesso macchinosa la ricerca di file e programmi nel sistema, evidentemente più orientato al clicka è guarda, clicka e ascolta, clicka e acquista (possibilmente da qualche servizio Ubuntu One) che non clicka e lavora.
Scremati quelli stilosi della mela morsicata, non si trovano facilmente in commercio prodotti che possano adattarsi alle caratteristiche di Unity, pensando anche alla possibilità di usare le tecnologie multitouch integrate e presentate di recente.
La shell rischia, quindi, di essere un esercizio di stile senza un preciso hardware cui riferirsi, adesso che anche il glorioso PC sembra destinato a cambiare pelle nel giro di qualche anno.
Così com'è, se vecchio è un aggettivo (forse) frettoloso, Unity è comunque molto immaturo, interlocutorio, una pezza interattiva sulle fondamenta del vecchio Gnome, in attesa che idee o progetti più allineati alle esigenze commerciali di Canonical, sboccino nella Comunità per poterli integrare in pianta stabile nella Ubuntu che verrà.
Del resto, lo hanno già ribadito, non c'è alcuna intenzione di forkare Gnome.
E noi gli crediamo. No?
O meglio, si affida al vecchio adagio del chi mi ama, mi segua, annunciando che Unity sarà la shell della sua distribuzione a partire da Ubuntu 11.04.
Shuttleworth e soci, quindi, deviano dai progetti di Gnome Shell per introdurre la propria idea di scrivania, dopo che, anche, iOS ha sparigliato le carte mescolandosi nella nuova release di Mac OS X, Lion, prevista per la prossima estate.
Inseguire le tendenze di Apple, di questi tempi, è un leit motiv comune a molte aziende che puntano a replicare i ricavi stellari di Cupertino, non ci stupisce, quindi, che anche Canonical, che ha un gran bisogno di far profitti, tenti di inseguire gli attuali trend di mercato puntando a ritagliarsi un proprio spazio.
Il problema, semmai, è dato dalle perplessità d'uso di Unity su dispositivi diversi da netbook o tablet.
Apple progetta i suoi prodotti affinchè hardware e software rappresentino un connubio inscidibile, Canonical può fare altrettanto? E con quali partner?
Il successo di Android è giustificabile, in parte, dalla possibilità che viene lasciata ai produttori di intervenire con proprie personalizzazioni, Unity lascerà altrettanto spazio per muoversi?
E perchè questi ultimi dovrebbero preferire la distribuzione Canonical ad Android (o Chrome OS adesso che sembra in dirittura d'arrivo), che vanta un ecosistema consolidato, su quegli stessi dispositivi?
Avremmo voluto provarla, Unity, su una macchina virtuale ma l'ambiente, almeno nella sua release attuale, si rifiuta di partire coi driver di VirtualBox e quindi le impressioni si basano sulla release precedente e su qualche video generosamente fatto circolare da Canonical per il web.
La sensazione è quella di trovarsi su un binario, intuitivo quanto si vuole, ma poco flessibile a lasciarsi manipolare o stravolgere dall'utente.
Non è Plasma, per intenderci, pronto ad adattarsi ai contesti più diversi con pochi accorgimenti.
Le funzionalità effettive sono limitate: potrebbero andare bene su aggeggi dalle dimensioni contenute, in cui le esigenze di fruizione sono maggiori di quelle strettamente legate alla produttività, rendendo spesso macchinosa la ricerca di file e programmi nel sistema, evidentemente più orientato al clicka è guarda, clicka e ascolta, clicka e acquista (possibilmente da qualche servizio Ubuntu One) che non clicka e lavora.
Scremati quelli stilosi della mela morsicata, non si trovano facilmente in commercio prodotti che possano adattarsi alle caratteristiche di Unity, pensando anche alla possibilità di usare le tecnologie multitouch integrate e presentate di recente.
La shell rischia, quindi, di essere un esercizio di stile senza un preciso hardware cui riferirsi, adesso che anche il glorioso PC sembra destinato a cambiare pelle nel giro di qualche anno.
Così com'è, se vecchio è un aggettivo (forse) frettoloso, Unity è comunque molto immaturo, interlocutorio, una pezza interattiva sulle fondamenta del vecchio Gnome, in attesa che idee o progetti più allineati alle esigenze commerciali di Canonical, sboccino nella Comunità per poterli integrare in pianta stabile nella Ubuntu che verrà.
Del resto, lo hanno già ribadito, non c'è alcuna intenzione di forkare Gnome.
E noi gli crediamo. No?
Bello bello il post, Unity lo vedo bene solo su un netbook, e basta, si vede subito che l'interfaccia è studiata solo per quel target, difficile adattarla ai desktop, difficile anche pensare di personalizzarla, se non cambiando solo i colori (un'inezia rispetto a quello che offre Kde), però sembra estremamente funzionale e semplice da usare.
RispondiEliminaP.S. Mi piace il blog, ti ho aggiunto al blogroll.
In effetti sembra piuttosto orientata agli ultraportatili.
RispondiEliminaIl problema è il deserto di applicazioni specificamente pensate per questi aggeggi.
Di una interfaccia semplice non te ne fai granchè quando l'unica cosa che puoi farci è navigare in rete.
E del resto, se devo affidarmi ad un browser per fruire di estensioni e servizi cloud, un sistema vale l'altro.
In questi casi o intrecci i tuoi progetti con un costruttore e crei un tuo prodotto, oppure sviluppi un sistema più flessibile che possa adattarsi alle esigenze di chi vorrà servirsene.
In Unity non vedo nè il primo caso e nemmeno il secondo.
Non che plasma netbook sia la panacea dei problemi, ma almeno esiste una infrastruttura precisa e "malleabile", se solo decollasse lo sviluppo dei plasmoidi la situazione diventerebbe certamente più interessante in ambito mobile.
Per adesso, anche lì, di applicazioni davvero utili non ne esistono.
Confido che QML possa dare quella spinta che serve per sviluppare utility che non siano l'ennesimo monitor di sistema o delle previsioni meteo.
Staremo a vedere.
Grazie per la segnalazione sul tuo blogroll, anch'io leggo con piacere il tuo spazio.
Ciao