lunedì 22 febbraio 2010

Ubuntu One Music Store: ma per chi?




Che Lucid Lynx potrebbe avere un suo Music Store non è una novità.
L'idea circola da tempo e, del resto, rientrerebbe in una precisa strategia di mercato attuata da Canonical, per fornire il cosiddetto valore aggiunto alla sua distribuzione.
Per valore aggiunto, intendiamo quel qualcosa in più che dovrebbe pesare nella scelta di un prodotto rispetto ad un altro.
Dopo Ubuntu One, il servizio di storage online, che ricorda molto da vicino Mobile Me e il cambio del motore di ricerca predefinito su Firefox per i nuovi utenti, che saranno accolti da Yahoo, Shuttleworth e soci proseguono il loro percorso per monetizzare gli investimenti intrapresi in questi anni, con lo scopo di trasformare l'affare Ubuntu in qualcosa di realmente remunerativo.
Così, imboccando un solco già tracciato da Apple, anche Canonical potrebbe provare a vendere musica trasformando Rythmbox (o forse Banshee?) nel suo iTunes.

Alla luce di questi movimenti, con una percentuale di diffusione piuttosto aleatoria, con partnership commerciali non del tutto chiare, è lecito chiedersi: a chi venderanno la loro musica?
Apple, che sembra stia diventando un modello economico per molti, per esempio, si è ritagliata un suo segmento e partendo da lì, sta aggredendo il mercato globale solo oggi, dopo un ventennio di nicchia.
Può contare su uno zoccolo duro di utenti e con i nuovi prodotti, soprattutto in ambito mobile, è riuscita a conquistarne altri.
I suoi servizi a valore aggiunto orbitano perlopiù attorno ad un hardware di riferimento, sia esso il Mac o iPod/iPhone ma, cosa più importante, i dati evdenziano che l'utilizzatore Apple dimostra una propensione a spendere che non si riscontra in altri ambiti.
Se lo scenario del successo è questo, Canonical cosa può mettere sul piatto della bilancia per allettare i suoi, eventuali, soci in affari?
Ubuntu, non è legata a nessun hardware in particolare, anzi spesso viene percepita e propagandata come una alternativa a (basso costo) Windows o Mac OS X, piuttosto che come sistema con una propria autonomia e identità, da installare sulle proprie macchine.
Esiste un cortocircuito comunicativo che promuove le sue applicazioni come sostituti o alternative a: Photoshop, Messenger, iTunes, Office, tradendo, se non una vera sudditanza psicologica, almeno una timidezza di fondo nel valorizzare i propri strumenti, nei confronti di prodotti sicuramente più blasonati.
E proprietari.
Quandanche esista un partner commerciale, come nel caso di DELL, la situazione é paradossale, con il colosso texano comunque interessato alla vendita dell'hardware e Canonical che, inspiegabilmente, non approfitta della vetrina per promuovere alcuna eventuale forma di supporto o servizio al suo prodotto di punta, che pure offre, anche a pagamento, rimpallando di fatto gli utilizzatori in difficoltà da un forum di appassionati all'altro.
L'utente tipo di Ubuntu, infine, nonostante lo slogan di Linux per esseri umani è ancora il geek smanettone che passa le sue giornate a provare software, per valutarne i progressi, ma senza usarlo mai seriamente, installandolo rigorosamente da terminale, perchè più pratico, e purgandolo subito dopo aver navigato 5 minuti fra i suoi menù, spesso impegnato nella redazione di guide su come cambiare il tema di default per renderlo simile a ...[Mac OS X?] o disquisendo su quanto andrebbe rivisto il design dell'icona del cestino, integrata nella barra, per renderla maggiormente ergonomica.
Questo utente, folgorato sulla via per Città del Capo dalla filosofia di Stallman sul software che dovrebbe sempre essere libero (dal peccato?), modificabile a piacimento, disponibile per tutti (non ha mai detto che debba essere gratis, ma deve essersi verificato un refuso quando lo scrisse, nero su bianco), che boicotta Mono perché sì, ma anche no, questo utente, mi chiedo, è disposto ad aprire il portafogli, per acquistare, oggi, un album o anche solo un singolo brano e domani, chissà, una applicazione, (open source, perchè no?) dal Gestore di Software?

4 commenti:

  1. Canonical offre sul proprio sito (e anche su quello di dell) servizi e supporto tecnico a pagamento per chi usa ubuntu.

    A parte questo penso chel'idea di fornire uno store musicale sia giusta, proponi strumenti per gestire musica e poi che fai? dici alla gente di comprarla pirata? di scaricarla tramite itunes?

    Per convincere gli utenti ad abbandonare windows devi fornire soluzionio all'altezza. Uno store che vende musica a 320kps, drm free IMHO è un'alternativa ad itunes.

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  2. Sono d'accordo. E' giustissimo fornire valore aggiunto e apprezzo la tenacia di Canonical. Semmai, nel post, mi domando se un servizio del genere possa captare l'interesse degli utenti.
    Molti vendono musica online, anche Amarok, per restare in tema, permette di acquistare musica legalmente, da molto tempo prima di Ubuntu Music Store.
    Attivare un servizio é relativamente semplice, se avrà successo è un altro paio di maniche.
    Io solo questo mi sono chiesto.
    Anche perchè quando lanci un prodotto, devi aver fatto comunque un tuo studio sui potenziali utenti interessati.
    Per quanto riguarda i servizi venduti da Canonical, sono reduce da una ricerca personale, che puoi leggere sul blog e, a meno di sviste, i servizi che ruotano attorno ad Ubuntu sono in qualche modo pubblicizzati solo sul sito Canonical.
    Dell, offre solo supporto Hardware ai suoi prodotti, estensioni di garanzia e poco altro che non è immediatamente riconducibile a Canonical.
    Ubuntu non rientra nemmeno nei sistemi operativi supportati ufficialmente da DELL che é già piuttosto bizzarro per un produttore che a conti fatti vende prodotti basati su Ubuntu.

    Ciao :)

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  3. La differenza principale tra UMS e altri servizi simili è data dal fatto che il music store di canonical le farà guadagnare soldi (o almeno così spera canonical)!

    Inoltre la pubblicità ha tante forme. canonical pur non investendo in campagne pubblicitarie ma ha sapientemente un "marketing virale" che cmq le sta dando visibilità.
    Tu scrivi sei uno dei tanti che stanno postando su blog, forum e simili di queste iniziative.

    canonical con Hardy è stata la prima azienda che è riuscita a portare linux sulle TV nazionali.

    In italia sono forse più le persone che conoscono Ubuntu di quelle che conoscono linux e per molte di queste ultime linux è Ubuntu, non una delle distribuzioni...

    Mark shuttleworth è una persona intelligente e sa come muoversi e quando sarà ora (quando cioè la distro sarà pronta per le masse) vedrai che investirà in un marketing più tradizionale.

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  4. Sì, è tutto giusto, le tecniche sono valide e tutto il resto.
    Poi però bisogna vedere quanti sono quelli che metteranno effettivamente mano al portafogli. L'entusiasmo non costa niente ;)

    Ciao

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