Tribalismo è il termine con cui Mark Shuttleworth risponde alle critiche sollevate negli ultimi giorni sull'effettivo contributo di Canonical rispetto a Red Hat nello sviluppo di Gnome.
16 a 1 è, infatti, l'impietoso dato che emerge a favore del gigante open source dal cappello rosso.
Numeri che hanno evidentemente mandato in fibrillazione tutti quelli che sostengono, ed hanno sempre sostenuto, che dietro la facciata tecnologica di Canonical si celino soltanto chiacchiere e distintivo.
«Tribalism, scrive il vate di Ubuntu, «is when one group of people start to think people from another group are “wrong by default”» e continua con un pistolotto, dagli intenti moraleggianti, sulle laceranti divisioni che attraversano spesso il mondo del software libero, vanificando sforzi e disperdendo energie.
«I and others who founded Ubuntu have seen how easily open source projects descend into nasty, horrible and unproductive flamewars when you don’t exercise strong leadership away from tribal thinking»
E Mark insiste proprio sul concetto di leadership esercitato da Ubuntu rispetto a quanto fatto finora da altri distributori.
Laddove gli altri si limitano a scrivere solo codice, Ubuntu costituisce un prezioso punto di riferimento che tenta di incanalare positivamente e costruttivamente tutti gli sforzi del software open source.
«We can be proud of the way we are providing leadership: on how communities can be a central part of open source companies, on how communities can be organised and conduct themselves, on how the economics of free software can benefit more than just the winning distribution, on how a properly designed user experience combined with free software can beat the best proprietary interfaces any day.»
«Lo facciamo perchè ci crediamo», chiude il suo post, «e non per dimostrare che gli altri stanno sbagliando».
fonte: here be dragons: Mark Shuttleworth's blog
16 a 1 è, infatti, l'impietoso dato che emerge a favore del gigante open source dal cappello rosso.
Numeri che hanno evidentemente mandato in fibrillazione tutti quelli che sostengono, ed hanno sempre sostenuto, che dietro la facciata tecnologica di Canonical si celino soltanto chiacchiere e distintivo.
«Tribalism, scrive il vate di Ubuntu, «is when one group of people start to think people from another group are “wrong by default”» e continua con un pistolotto, dagli intenti moraleggianti, sulle laceranti divisioni che attraversano spesso il mondo del software libero, vanificando sforzi e disperdendo energie.
«I and others who founded Ubuntu have seen how easily open source projects descend into nasty, horrible and unproductive flamewars when you don’t exercise strong leadership away from tribal thinking»
E Mark insiste proprio sul concetto di leadership esercitato da Ubuntu rispetto a quanto fatto finora da altri distributori.
Laddove gli altri si limitano a scrivere solo codice, Ubuntu costituisce un prezioso punto di riferimento che tenta di incanalare positivamente e costruttivamente tutti gli sforzi del software open source.
«We can be proud of the way we are providing leadership: on how communities can be a central part of open source companies, on how communities can be organised and conduct themselves, on how the economics of free software can benefit more than just the winning distribution, on how a properly designed user experience combined with free software can beat the best proprietary interfaces any day.»
«Lo facciamo perchè ci crediamo», chiude il suo post, «e non per dimostrare che gli altri stanno sbagliando».
fonte: here be dragons: Mark Shuttleworth's blog
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